L’Accademia della Cucina Italiana scrive di noi
sulla sua rivista ufficiale!
Leggi tutto “Rivista Ufficiale Accademia della Cucina Italiana”
L’Accademia della Cucina Italiana scrive di noi
sulla sua rivista ufficiale!
Leggi tutto “Rivista Ufficiale Accademia della Cucina Italiana”
Festa della Spalla Cruda di Palasone Sissa
Piero partecipa alla giuria della disfida della regina dei salumi!
La critica gastronomica è un’arte difficile, con un’etica particolare, che esige conoscenza, disinteresse, onestà e tolleranza.
Cena Accademia Italiana della Cucina
Note e commenti:
Eccellente serata nell’accogliente ristorante di Gian Pietro e Valeria.
Il conviviale, al quale i ristoratori si sono dedicati con grande entusiasmo, è stato preparato nei minimi particolari. Piatti espressi, ricchi e curati, equilibrati, non scontati. La differenza fatta dalla mano di un professionista in cucina è evidente : oggi non capita spesso. Ottime tutte le portate, senza eccezione alcuna. Il conviviale è terminato in un’ovazione collettiva quando è stato servito il dessert con riprodotto in logo dell’AIC.
Tavolo ben preparato e servizio come ormai non usa più: elegante e cordiale, piatti che arrivano in tavola protetti dalla cloche, tempi perfetti, mai una sbavatura. Uno spot alla “Civiltà della Tavola”. Un insieme che ci ha riportato con la memoria al livello di qualità che regalavano, un tempo, certi piccoli, signorili, ristoranti.
Assolutamente meritati sia l’elevata valutazione attribuita, sia gli applausi tributati dagli accademici, sia la promessa e l’impegno di ritornare.
“Oggi andiamo a Monticelli e vi presentiamo Valeria e Gian Pietro Castellini, chef e oste del Ristorante Unicorno. Pietro e Valeria hanno fatto dell’ospitalità parmigiana la loro missione, infatti degusterete la migliore pasta fresca e i migliori prodotti parmigiani con sottofondo di musica del maestro Verdi, di cui Pietro è un grande appassionato.”
http://www.parmacityofgastronomy.it/Dovemangiare/unicorno/
#parmacityfofgastronomy #wheretoeat #restaurants #parmaqualityrestaurants
Il tabarro – così come il prodotto della terra non è più “tipico”, ma “distintivo” – rappresenta l’appartenenza formale ad un mondo che ci si dette troppa fretta a dar per morto. Quando i passi si susseguono spediti sotto portici infiniti, nell’atto di fendere l’impalpabile coltre di nebbia, a terra si nota un velo d’acqua appoggiata come un vetro, liquido riflesso sulle pietre roride, luci da qualche parte s’allargano in pulviscolo umido: forse lanterne giallastre o un miraggio da basse temperature, forse solo il desiderio di casa, l’ipotesi d’un fuoco attorno al quale tramandarsi fiabe e leggende, dove far tardi a discapito delle incombenze del giorno dopo. Gli uomini in tabarro, resistenti alla modernità globalizzata, perseverano in un’arcadia felice, perché conservano la metafisica capacità di vedere una luce lontana, quando la foschia cala il suo velo uniformante, il suo sipario campestre.
fonte: La confraternita del tabarro